Bocconi Knowledge
Leggere la Cultura Pop Attraverso le Tradizioni Giuridiche del Diritto Pubblico
Le radici della Law and Literature sono da ricondurre alla seconda metà del secolo scorso. Infatti, nonostante altri autori si fossero interessati in precedenza alle relazioni tra diritto e letteratura, Il filone venne inaugurato da un articolo pubblicato nel 1983 da Robert Cover, Professore all’Università di Yale, intitolato Nomos and Narrative.[1] Nel testo, il termine nomos veviva utilizzato al fine di indicare il fenomeno giuridico per come è rappresentato all’interno della narrative, nozione che individuava invece il racconto dei fenomeni giuridici in questione. La dottrina si sviluppò in seguito passando tramite i contributi di vari studiosi, tra cui Richard Posner, autore di Law and Literature, e François Ost che scrisse Raconter la loi, un’opera volta a evidenziare come questo segmento di disciplina fosse fortemente trasversale, includendo lo studio del diritto d’autore, le manifestazioni di pensiero che eccedono il buon costume, il diritto costituzionale e il diritto amministrativo. Nell’opera di Ost venne inoltre approfondito sia il linguaggio del diritto e gli effetti performativi dei testi giuridici (i.e. droit comme littérature), che la capacità della letteratura di studiare i problemi della giustizia e il processo in generale (i.e. droit dans la littérature). Al tal riguardo il Prof. Ferrari ha sottolineato come sia importante prestare attenzione anche ai tantissimi letterati che durante la loro formazione hanno svolto studi giuridici, in quanto è possibile ritrovare tracce ed influenze di quelle conoscenze nei loro testi.[2]
All’interno della disciplina della Law and Literature si sviluppano filoni interni, tra cui quello della cancel culture che si occupa, in alcuni casi, di ricostruire il significato delle opere del passato in un’ottica più vasta che considera anche altri lavori letterari o il contesto politico del tempo. Ad esempio, Walt Disney fu accusato di essere antiamericano e sovversivo perché in molti dei suoi film lo spettatore è indotto a simpatizzare con personaggi ritenuti, da alcuni, sovversivi.[3] Durante lo sviluppo della materia, la Professoressa Nan Goodman ha individuato tre metodi di approccio alla Law and Literature: l’approccio semi-ottico, che studia il significato dell’uso dei termini giuridici nella letteratura; il metodo trasmissivo, che pone sotto la lente di ingrandimento le modalità di trasmissione del messaggio allo spettatore e infine il metodo istituzionale, che guarda tanto all’emissione dell’opera quanto alla ricezione del suo messaggio da parte dello spettatore.
Le molteplici forme di letturatura nella cultura popolare
Una volta comprese le origini del movimento e i suoi obiettivi, diventa quindi necessario adottare un’ottica contemporanea per arrivare a una definizione attuale di letteratura che, al giorno d’oggi, non può essere ridotta alle forme della poesia e del romanzo come veniva fatto in passato, perché nel tempo sono emerse e si sono affermate altre espressioni creative come il cinema, il fumetto, la televisione e la musica. Al giorno d’oggi per letteratura si intende pertanto la sommatoria di parole ed immagini volta a una rappresentazione creativa. In particolare, il Prof. Ferrari ha suggerito una tassonomia della cultura popolare articolata in diverse sezioni: la prima è quella delle rappresentazioni letterarie applicate all’età contemporanea o al passato recente ma in proiezione verso il presente. Questo gruppo comprende sia la letteratura poliziesca di Arthur Conan Doyle che il genere spy story, denso di richiami istituzionali. Ne fanno parte anche i thriller legali, le serie poliziesche e i political drama come The Crown, serie a metà tra il genere pedagogico e quello narrativo. Un’altra sezione racchiude invece la narrativa collocata in una data età storica (i.e. romanzo storico). Centrali in questa categoria sono le opere di Alessandro Manzoni, Alexandre Dumas e Umberto Eco, ma vi rientra anche la fumettistica di Tex Willer. Un’ulteriore sottocategoria ingloba il genere fantasy, caratterizzato da uno spazio temporale immaginario. Vi rientrano sia le opere fantasy in senso stretto, come Il Trono di Spade o Il Signore degli Anelli, ma anche i cartoni animati. L’ultima sezione racchiude opere ambientate in dimensioni spazio-temporali vicine al genere fantasy. In questo gruppo si possono annoverare sia le opere sui supereroi, tipiche della cultura statunitense, che quelle di Jules Verne e Mary Schelling.
Il mondo giuridico nella letteratura
Seguendo questa classificazione, il Prof. Ferrari si è quindi interrogato sul framework di regole giuridiche che caratterizzano ciascun modulo di rappresentazione letteraria e sulle ragioni per cui determinate opere hanno più successo in determinati periodi storici piuttosto che in altri.
Nelle detective stories, ad esempio, si ha una finalità positiva e generale rispetto al funzionamento del sistema giuridico, anche se talvolta i protagonisti si muovono in modo sospetto adottando condotte ai confini della legge. In questo scenario, spesso il protagonista colpevole è tutelato in quanto ha agito per intenti moralmente apprezzabili, quasi che si ricercasse l’equità e non la giustizia da un punto di vista giuridico.[4] Nel genere fantasy, del quale Trono di Spade costituisce un esempio emblematico, i personaggi spesso appaiono irrispettosi di principi umani. Il successo di questa categoria di opere può essere spiegato interpretando il fantasy come mezzo di mera e pura evasione, utile per estraniarsi dal presente. Il romanzo storico ha invece una doppia valenza in quanto in alcuni casi ha assunto una funzione legittimante del passato,[5] mentre in altri è stato utilizzato in un’ottica surrettiziamente contestativa.
Discorso a parte va fatto per la categoria dei supereroi, soggetti che vivono in uno spazio urbano contemporaneo conducendo una vita normale dalla quale escono per risolvere dei momenti di crisi con i loro poteri. Si può dunque ritrovare una valenza educativa sia esplicita che subliminale; tuttavia, è lecito chiedersi quale sia il bisogno dell’intervento di un salvatore in un contesto contemporaneo dove la democrazia dovrebbe essere autoprotettiva e capace di risolvere le questioni emergenziali da sé. Sotto questo punto di vista, guardare al periodo in cui i supereroi sono stati ideati può essere risolutivo perché spesso coincidente con periodi di particolare acuzie del super-ego americano: Batman ha visto la sua prima pubblicazione nel 1939, anno in cui la Seconda guerra mondiale era imminente; Spiderman invece è stato introdotto nel 1962, anno dell’apogeo della guerra fredda. Secondo il Professore, gli elementi caratterizzanti del genere (i.e. nazionalismo e teologia) rappresentano uno dei principali motivi del suo successo.
In conclusione, la disciplina della Law and Literature può essere una risorsa per gli studi giuridici perché permette di individuare le contaminazioni del diritto nelle opere più amate dal pubblico e contemporaneamente di comprenderne gli effetti e le influenze.
[1] L’articolo è disponibile su: https://openyls.law.yale.edu/bitstream/handle/20.500.13051/2047/Nomos_and_Narrative.pdf?sequence=2&isAllowed=y
[2]Il caso più interessante è quello di Dante: molti studiosi, alla luce delle opere di Boccaccio e della permanenza del Poeta a Bologna, ritengono che egli avesse studiato giurisprudenza.
[3] Si pensi alla Sirenetta, in cui il fallimento di un accordo di pace causa un atteggiamento sovversivo nel mondo marino.
[4] Si pensi a Tex Willer che, una volta diventato capo dei Navajo, utilizza, seppur a fin di bene, metodi oltre i confini della legge senza rispettare il due process.
[5] Un esempio è The Crown, serie inglese a sfondo politico in cui la monarchia viene valorizzata agli occhi dello spettatore.